«Richiamano le parole pronunciate durante l’udienza dello scorso 31 ottobre al Copercom quelle che leggiamo nel Messaggio per la 57ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali», così Stefano Di Battista, presidente del Coordinamento delle associazioni per la comunicazione.
«Comunicare cordialmente vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo», scrive papa Francesco.
«È la precisazione di quel trittico che tre mesi fa aveva definito tra gli obiettivi di una buona comunicazione: incontro, ascolto e parola», osserva Di Battista, che «significa aprire il proprio cuore, senza finzioni, a chi si ha davanti».
Prioritario per il Santo Padre è l’impegno per una comunicazione «dal cuore e dalle braccia aperte», che non riguarda solo i giornalisti. «Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità», perché «a volte il parlare amabile apre una breccia perfino nei cuori più induriti».
Un tema, osserva il presidente del Copercom, che «la pervasività delle tecnologie, con le loro infinite possibilità di interazione, ha indubbiamente acuito: il linguaggio si è fatto aggressivo e violento, una guerra di parole che impedisce il dialogo». C’è invece bisogno, sottolinea papa Francesco, di «convivenza civica dove la gentilezza non è solo questione di ‘galateo’, ma un vero e proprio antidoto alla crudeltà, che purtroppo può avvelenare i cuori e intossicare le relazioni».
Si tratta, conclude Di Battista citando le parole del papa, di un cambio di registro che «aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtà in cui vivono».