Grazie per la vostra presenza! Vorrei lasciare alcune parole che la scelta di proporre un corso base di progettista sociale può portare con sé…
- Anzitutto, lo stupore di questa decisione. Lo stupore è una bellissima lezione per quanti si occupano di comunicazione e informazione. Lo stupore, infatti, permette di assaporare la bellezza ma anche di sopportare il peso della fatica per raggiungerla. Per questo è medicina al virus dell’autoreferenzialità. Lo stupore riconnette con le associazioni, con le storie, con la memoria, con l’ascolto e le narrazioni: tutte tessere del grande mosaico in cui la comunicazione “si costruisce e costruisce”. Si tocca così con mano la concretezza della vita che misura ogni giorno i concetti e le teorie nel confronto con la fatica e la speranza della gente. È un tracciato affascinante che merita di essere percorso con convinzione.
- La prossimità. Viene subito in mente l’immagine evangelica del Buon Samaritano. Ne parla Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2014. “Chi comunica – spiega il Santo Padre – si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come ‘prossimità’”. È la carta d’identità del “comunicatore di comunità”: colui che si fa simile all’altro e, insieme, tessono le trame del territorio.
- La progettualità. Non c’è termine migliore per descrivere la vitalità e il fermento di un’associazione che comunica. È la capacità di guardare continuamente ai percorsi da intraprendere e di disegnare linee chiare per dare alle idee basi solide. Le associazioni sono come grandi cantieri che non chiudono mai, sempre pronti a “osare”, a “rimettersi in cammino”, a risalire sulle impalcature dopo il giusto riposo. La progettualità, più che questione tecnica, è capacità di guardare oltre… Ecco, allora, l’importanza del progettare per guardare oltre ciò che l’oggi ci offre, oltre le difficoltà del tempo presente. E quell’oltre non può che essere la qualità di una comunicazione pensata e che faccia pensare. È l’orizzonte a cui tendere.
- La creatività. È l’antivirus a ogni autoreferenzialità! In questo tempo di grandi trasformazioni puntare sulla creatività può essere decisivo: l’attenzione non deve cadere sul «che cosa» si fa, ma sul «come» lo si fa. È proprio in questo «come» che si svela l’animo, la passione, l’attenzione… Non è questione di formalità, ma d’intenzione. In generale il «come» non è meno importante del «che cosa» si fa. La creatività comincia con lo sguardo. Non si tratta di semplice funzionalità dell’occhio, lo sguardo aggiunge un elemento d’intenzionalità legata a un interesse, a un sentimento. In questo senso, lo sguardo rivela senza mediazione l’orientamento più diversificato dell’interiorità. Non è osservazione secondaria, perché proprio dall’intenzionalità dipende la reale capacità di vedere le cose e di vedere dentro le cose!
Grazie e buon lavoro!
Vincenzo Corrado, direttore Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana (nella foto il quarto da sinistra)