La riforma del Terzo settore ha mutato il profilo dell’associazionismo. Nell’incontro on line del 24 maggio l’avvocato Giuseppe Dessì, membro del Consiglio nazionale del Terzo settore (che fa capo al ministero del Lavoro e delle politiche sociali), ha illustrato la riforma e risposto ad alcuni quesiti.
Oltre al presidente del Copercom, Stefano Di Battista, hanno partecipato all’incontro Vincenzo Varagona (presidente Ucsi: Unione cattolica stampa italiana), don Ampelio Crema (presidente Ccsp: Centro culturale San Paolo), Luciano Di Mele (segretario nazionale Med: Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione), Mussi Bollini (direttivo Med e vice direttrice Rai ragazzi), Tommasina Barillà (Uciim: Unione cattolica italiana insegnanti medi). Sono intervenuti anche diversi presidenti regionali dell’Ucsi.
Alcune associazioni aderenti al Copercom sono già enti del Terzo settore iscritte al Runts (Registro unico nazionale del Terzo settore, istituito dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali), altre ci stanno pensando.
Ha spiegato Dessì: «Affinché un’associazione possa determinare il percorso e fregiarsi di Ets (ente del Terzo settore), deve essere un ente privato senza scopo di lucro e svolgere delle attività di interesse generale. Tali attività sono radunate in 26 voci. Gli enti privati che svolgono attività senza scopo di lucro possono fare anche attività commerciale (imprese sociali) con dei dipendenti, ma senza divisione degli utili».
Ma quali sono gli enti che possono iscriversi al Runts? Le Odv (organizzazioni di volontariato), le Aps (associazioni di promozione sociale), le imprese sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso e gli enti filantropici.
Ma qual è la convenienza del Terzo settore? A parere di Dessì va messa in primo piano «la possibilità di progettare e ottenere finanziamenti. Uno degli ultimi, l’Avviso 3/2022, ha creato già una prima differenziazione tra chi è scritto e chi non lo è: questi ultimi infatti non hanno avuto la possibilità di una progettazione che il ministero garantiva per ristorare i danni sulle attività associative causati dalla pandemia».
Riassumendo: nessuno è obbligato a iscriversi al Terzo settore, ma le possibilità e i benefici di chi lo fa sono evidenti.